Eremiti, omicidi e balli col diavolo: i segreti tra i percorsi nascosti
Sorgente: Luca Orsi, Il Resto del Carlino – Bologna (quotidiano), 20-08-2022
L’Appennino è una terra di frontiera tutta da scoprire. A passo lento, guidati dai segnavia biancorossi del Cai che marcano i sentieri. Nel silenzio di boschi secolari, fra antichi mulini ad acqua e borghi fantasma spopolati dall’emigrazione.
Enrico Barbetti nel suo libro ‘Storie e sentieri dell’Appennino’ (Biblioteca Clueb) racconta storie e leggende dell’Appennino profondo, raccolte seguendo itinerari sconosciuti e dimenticati. Dove ci si imbatte nel passo della Donnamorta, nel Bosco delle Fate o nella Grotta dell’Eremita. L’autore ci invita a seguirlo. A metterci in cammino abbandonando le strade più battute. Lungo sentieri dove «la solitudine è lieve e il passo non pesa». Per riscoprire, «a passo d’uomo, un territorio rimasto lontano dai rumori della città».
Barbetti ci racconta di Tresana, borgo di pietra e fiori diviso da un ruscello, alle pendici del monte Tresca. A metà luglio, la fioritura delle diecimila ortensie piantate in paese da Valerio Zanarini è un trionfo di profumi e colori. Il borgo è antico. Più in alto, sui ruderi di Ca’ di Valentino, è incisa la data 1599. E all’interno della prima casa dell’abitato, su una lastra scolpita con due rose celtiche è riportata la scritta «anno 10274», misteriosa e suggestiva eco del calendario Maya.
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