Descrizione
Con la frase «tra libera professione e ruolo pubblico» la storica Donatella Calabi ha identificato la chiave di lettura della competizione tra l’architetto libero professionista e il tecnico comunale, nelle rispettive identità professionali. Si può così interpretare la vittoria, avvenuta negli anni Trenta, del primo sul secondo anche come una sconfitta della funzione pubblica svolta dal tecnico comunale. E il «ruolo pubblico» è la chiave di lettura anche di questo volume sull’origine dell’urbanistica italiana e sul contributo in essa dei tecnici comunali, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, nel contesto nazionale e internazionale.
Alla sconfitta dei tecnici municipali seguì quella istituzionale dei comuni che, persa l’autonomia nel 1926, vennero quasi annullati nel nuovo Stato corporativo, sancendo anche la separazione tra la cultura giuridico-istituzionale e quella tecnico-urbanistica. Ne derivarono evidenti ripercussioni rispetto alla capacità di governo dello sviluppo urbano e di comprensione del territorio da parte delle istituzioni locali, con conseguenze negative che si protrassero nel tempo oltre la caduta del regime fascista. I saperi urbanistici, creati dai tecnici comunali, divennero così paternità dei liberi professionisti dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, che rafforzarono la svolta professionale della giovane disciplina, non più scaturita dalla prassi del «buon governo» municipale.
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