Quell’odore perduto di Appennino. Lo racconta Enrico Barbetti
Sorgente: Giorgio Guidelli, Il Resto del Carlino – Pesaro (quotidiano), 26-01-2023
C’è un odore di umido. Quella neve umida che sa di pianelle e travi di legno rosicchiate dal tempo. Quella neve umida che sa di casale coi fili scoperti, senza risparmi energetici e digitalismi. Quella neve umida anche un po’ odorosa di fumo da camino che non tira bene. Quella neve umida che non è in ossessiva e perenne connessione col mondo, anzi, piuttosto disconnessa anche da un centro abitato. Quella neve umida che è umida e basta, con le finestre tarlate e gli scuri cigolanti. E’ questo l’odore che impregna le pagine di Storie e sentieri dell’Appennino (Biblioteca Clueb), prima opera del giornalista del Carlino Enrico Barbetti che lo presenterà sabato alle 18 alla biblioteca comunale di San Costanzo.
Barbetti, che vive e lavora a Bologna, ma è cerasano doc, ha pazientemente raccolto un mallopetto di itinerari dell’Appennino Tosco-Emiliano. Sul sentiero ha incontrato uomini, donne, case, ruderi, fonti, vegetazione, frammenti di montagna. Che sono diventati storie, mappature di vita, geografia dei luoghi, del tempo. Un albero genealogico di uno spazio perduto, ormai irreversibilmente. Uno spazio che non è più neanche cronaca ma storia. E che l’autore s’ostina a raccontare ad un mondo che è diventato altro. Non è un’operazione memoria. Neanche nostalgia. È una presa d’atto che nulla tornerà più come prima. Tutto qui. Ma che per contrasto racconta il “com’era”. E allora da quelle selve camminate tra campagna e montagna spuntano immani personalità che hanno scritto la storia, personaggi umili ma paradigmi di saggezza e autarchia alimentare ed energetica. Il tutto esplorato dai passi lenti dell’autore, che non guarda alla conquista d’una vetta ma resta a quella giusta altezza da poter meditare ciò che scorre intorno. Così anche un rudere inguardabile diventa meritevole di essere visto. E tra quelle macerie si costruisce una storia, tassello su tassello. Una necropoli della memoria montanara, tra economie di sussistenza e miseria più o meno nera, senza poetiche da buon selvaggio o ipocrite nostalgie. Ma è proprio questo spirito ad invogliare a ripercorrere quei mondi, che tanto somigliano anche alle nostre campagne a due passi dalle città.
Un messaggio universale quello di Barbetti, che solca l’Appennino più lontano e quello più vicino, senza distanze. Tutti hanno il sapore di quella neve umida. Mai sciata. Mai divertente. Ma che odora di pensieri.
Giorgio Guidelli
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