Recensione del libro «I commerci adriatici e mediterranei di Ancona nel XV secolo» sulla rivista Archivio Storico Italiano
Sorgente: Francesco Bettarini, Archivio Storico Italiano (Rivista trimestrale), 02-2022
Il ruolo di Ancona negli equilibri economici dell’Adriatico, mare «ad alta instabilità»: è questo il tema della corposa monografia pubblicata da Giulia Spallacci e dedicata ad uno dei centri di maggior rilievo nel commercio marittimo del Mediterraneo tra basso Medioevo e prima età moderna. L’autrice affronta l’argomento ponendo quale base concettuale l’azione politica intrapresa dalle istituzioni comunali per la salvaguardia di uno spazio economico situato all’ombra delle grandi potenze che ne minacciano la sopravvivenza: Venezia, i Turchi, e, successivamente, lo Stato della Chiesa. L’arco cronologico di riferimento è particolarmente esteso, coprendo gli anni che vanno dal 1345 al 1514, un’epoca ricca di cambiamenti significativi nei sistemi di governo, nell’organizzazione delle aziende commerciali e manifatturiere, nonché di continui rovesciamenti negli equilibri di potere della connettività economica tra penisola italiana e Mediterraneo.
L’evento che inaugura l’indagine proposta da Giulia Spallacci è la ratifica del trattato veneto-anconetano del 1345, quando, al termine di un conflitto secolare, Venezia definisce gli spazi di azione commerciale entro cui Ancona potrà operare, veicolando obbligatoriamente verso il mercato di Rialto il sale romagnolo ed il grano marchigiano. Sebbene limitata da una condizione subalterna, la città di san Ciriaco riesce a ritagliarsi margini evidenti di intraprendenza mercantile che trovano la loro migliore realizzazione nella costruzione, dopo il 1440, di quella rotta commerciale che farà di Ancona il principale scalo marittimo che metterà in comunicazione Firenze con Ragusa e l’Impero Ottomano…
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