Descrizione
Scarto, come marginale, come residuo in relazione a ciò che “conta”, e si colloca in primo piano godendo di una diffusa rappresentazione sociale positiva: il sapere pedagogico, ad esempio, diventa scarto di fronte a una “chiacchiera” mediatica che, attraverso spot sempre più seduttivi e ricchi di effetti speciali, finisce per orientare pesantemente lo sguardo sul mondo e gli stili di vita dei soggetti.
Scarto, anche, come distanza tra: tra la progettualità educativa e i suoi esiti, tra i tempi delle nostre parole e i tempi delle risposte dei nostri interlocutori educativi, tra quello che, noi e loro, siamo, e l’orizzonte del possibile che, aperto, prospetta a noi e a loro altri spazi, altri percorsi, nuove identità…
Resistenza: nei confronti del pensiero unico e delle “passioni tristi”; dei modelli di umanità che, imposti a livello mondiale dai pochi che possiedono molto, tendono a impoverire e inquinare i rapporti quotidiani e i sogni degli individui, rendendoli gregge; delle parole “logore” perché derubate del loro significato da una manipolazione strumentale e bugiarda…
Elogio pedagogico di scarto e resistenza: per prefigurare percorsi in ombra, ma audaci, che conducano verso la costruzione di un pensiero critico e di legami solidali con tutti i viventi, aprendo alla possibilità di “passioni gioiose”.
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