Descrizione
Questo secondo volume della collana “Storia del folclore e delle tradizioni popolari”, diretta da Giovanni Azzaroni, come già è stato per il primo, riveste una duplice funzione: da una parte sostanzia il tentativo di dare testimonianza scritta e audiovisiva di eventi che ancora permangono nella cultura popolare, sempre più minacciata e assediata dalla civiltà dei consumi, e dall’altra, in stretta correlazione con la prima motivazione, di affidare a giovani ricercatori questo compito. Altro punto fondamentale che ha strutturato questo lavoro è stato il ribaltamento dei princìpi del lavoro di campo come sono stati formulati dall’antropologia classica: seguendo Clifford e le sue teorie sullo sguardo da vicino, non solo ricerca partecipante ma anche capovolgimento dei poli, con gli intervistati che sono diventati maestri e gli intervistatori che si sono proposti come allievi. Immediatamente evidente è quindi l’approccio antropologico, necessario grimaldello per il lavoro di campo. Le società non possono essere considerate dei monoliti sempre uguali a se stessi, immobili e intangibili, al contrario vanno ritenute organismi viventi che mutano continuamente: obiettivi delle ricerche saranno allora le trasformazioni, unici segnali che ci possono far comprendere lo stato attuale nel confronto con quello passato.
Lévi-Strauss ci ha insegnato a rifuggire dal sogno dell’antropologo e a guardare in avanti perché niente è per sempre uguale a se stesso, il continuo trasformarsi delle culture è la ragione primaria del loro esistere.
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