Descrizione
INTRODUZIONE E CONCLUSIONI. (Vera Negri Zamagni)
SCENARI E OBIETTIVI. (Stefano Stefanini)
TESTIMONIANZE. (Sharon Dawes, Joanna David, Robert Cornax)
ESPERIENZE A CONFRONTO. (Bruno Coppola)
ESPERIENZE E PROGETTI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA. (Patrizia Comi)
TAVOLA ROTONDA. (Sebastiano Bagnara, Federico Butera, Roberto Grandi)
Come può la Pubblica Amministrazione valorizzare davvero ciò che ascolta, utilizzando i risultati di questa attività come fattore strategico di cambiamento? A questo tema la Regione Emilia-Romagna ha dedicato un Convegno che si è svolto il 21 settembre 2001 presso la Sala Polivalente del Consiglio Regionale.
Pubblichiamo qui gli atti del Convegno. Obiettivo del convegno era confrontare iniziative messe in atto dalla Regione Emilia-Romagna con casi ed esperienze realizzati in ambito internazionale. Un punto di partenza per iniziare meglio un percorso di lavoro che impegnerà la nostra Amministrazione su un aspetto decisivo del processo di innovazione. Un convegno sull’ascolto può sembrare qualcosa di molto inusuale per un’amministrazione pubblica abituata a ‘dettar legge’. Il fatto è che le nostre società sono diventate così complesse e stratificate che non basta più l’ascolto dei centri di rappresentanza classiche (partiti, sindacati, organizzazione imprenditoriali) né per fare delle buone leggi, né per applicarle in modo soddisfacente. Occorre arrivare all’ascolto dei cittadini. Ma i cittadini non sono delle entità standardizzate; ciascuno è fatto in modo diverso, ha dei bisogni che declina in modo diverso, ed è capace di utilizzare strumenti diversi per esprimerli. Poiché le Pubbliche Amministrazioni non hanno spesso affrontato il problema dell’ascolto dei cittadini, tendono ad offrire servizi standardizzati, che non vengono ritenuti soddisfacenti dai cittadini.
Inoltre, sono molti i cittadini che desiderano essere coinvolti anche nei processi decisionali. In questo convegno, raccogliamo casi nazionali ed internazionali in tema di ascolto dei cittadini… (Dall’Introduzione di Vera Negri Zamagni)
In Italia si sta sviluppando un processo di riforma della Pubblica Amministrazione. Convenzionalmente il momento di avvio del processo è individuale nel 1990, anno di approvazione della legge 142 sulle autonomie locali e della legge 241 sulle innovazioni in materia di procedimenti amministrativi. Naturalmente si tratta di una data puramente indicativa, non esiste infatti un evento che permetta di separare con nettezza una fase storica da un’altra. Certo è, tuttavia, che prima del 1990 gli impulsi innovativi avevano assunto al più la forma di lunghi e tortuosi dibattiti di ingegneria istituzionale o di annunci non seguiti da azioni concrete o di provvedimenti parziali ed episodici. Gli elementi distintivi che hanno caratterizzato gli anni ’90 sono stato la continuità e la coerenza nei comportamenti normativi e gestionali dei parlamenti e dei governi che si sono succeduti a favore di un vero rinnovamento del comparto.
La legge 142 ha concluso una fase di ridisegno di norme che risalivano, almeno in parte, all’inizio del secolo, intervenendo sull’ordinamento delle autonomie locali sancendo il diritto di accesso dei cittadini alle informazione e ai procedimenti amministrativi. Comuni e Province, all’interno del proprio statuto, dovevano disciplinare le forme e i modi della partecipazione e dell’accesso… (Da “Scenari e obiettivi” di
Stefano Stefanini)
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