Descrizione
Gli italiani residenti all’estero furono per il regime fascista un importante strumento di politica estera. Gli obiettivi di Mussolini nel mondo furono diversi e il Duce ritenne di dover adottare una strategia flessibile a seconda dei Paesi e delle comunità italiane nei confronti delle quali ci si rivolgeva. Il dittatore sottopose tali comunità a una massiccia propaganda, enfatizzando l’importanza dell’italianità nei contesti esteri, sottolineando come l’immigrato dovesse divenire un sorta di «italiano nuovo» forgiato dai valori fascisti. Molti immigrati espressero consenso nei confronti del regime di cui sostennero le politiche. Specialmente nel corso del conflitto con l’Etiopia, le comunità si mobilitarono per raccogliere fedi e denaro a sostegno della madrepatria impegnata in guerra.
Sempre in ambito propagandistico assunse grande valore la promozione di visite di immigrati e dei loro figli in Italia, al fine di mostrare i presunti «miglioramenti» apportati dal regime. Prioritaria fu poi la ricerca del consenso delle giovani generazioni attraverso l’organizzazione di colonie estive, l’inquadramento paramilitare e la gestione delle scuole italiane. La guerra giocò contro le ambizioni imperialiste di Mussolini: in molti paesi le autorità locali reagirono contro gli immigrati italiani accusati di essere potenziali «quinte colonne», sottoponendoli a misure restrittive delle loro libertà personali e giungendo a internare una minoranza di estremisti.
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