Descrizione
Figlio di braccianti, e bracciante lui stesso fino all’incontro con l’attività politica e sindacale a tempo pieno, Giovanni Faraboli concepì, per tutta la vita, la militanza socialista come un’attività per realizzare passi concreti nel processo di emancipazione dei lavoratori. Una visione improntata ad un rigido pragmatismo che cercò di costruire non solo forme di resistenza alle ingiustizie della società borghese, ma luoghi e reti economicosociali che concretamente anticipassero un futuro mondo di “liberi ed eguali”. Il suo sogno di una «cooperazione integrale» sul modello reggiano, seppur per breve tempo, seppur in un territorio limitato, fu apprezzato da vasti settori del movimento operaio. Una rete economica nelle mani dei lavoratori, alternativa e competitiva con le regole di mercato dettate dagli agrari, fatta di cooperative, consorzi, spacci e laboratori, dove il lavoro fosse equamente pagato, i prezzi sotto controllo e i profitti reinvestiti in beni sociali. La sua fu un’instancabile attività di dirigente politico, sindacalista e cooperatore, prima nellItalia liberale e poi nell’esilio francese durante la dittatura di Mussolini, fino all’adesione, ormai anziano, al Partito socialdemocratico nell’Italia repubblicana.
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