Descrizione
Bologna-Milano: oggi è un’ora di viaggio. Ma centocinquant’anni fa, all’epoca in cui si cominciava a parlare di strade ferrate, l’Italia era una costellazione di Stati legati e divisi da interessi economici, politici, dinastici. E dunque, cosa immaginavano quanti allora videro nel futuro i trasporti su rotaia? Con uno scavo accurato e curioso di periodici e atti governativi, pamphlet e corrispondenze, questo volume porta alla luce la storia, inaspettatamente cosmopolita e complessa, di un asse ferroviario che avrebbe potuto in realtà svilupparsi in mille direzioni diverse. Gli austriaci che governavano il Lombardo-Veneto, per esempio, volevano collegare Vienna a Livorno escludendo la nemica Torino, dove i Savoia studiavano il modo di unire il Piemonte all’Emilia, tagliando fuori Milano.
Nello Stato pontificio, intanto, c’era chi riteneva “inutile” che la linea tra Ancona e Bologna si prolungasse fino alla “straniera” Modena. E mentre i governi lottavano per accaparrarsi il passaggio del favoloso treno “Valigia delle Indie”, si metteva mano a complessi trattati internazionali per avviare l’avventurosa costruzione del ponte sul Po. Il tutto in un rimbalzare di voci e proposte, idee e controversie che seguivano il gioco dei poteri e degli interessi, degli investimenti economici e delle ragioni di Stato. Come un controcanto alla storia di un’Italia fatta dagli intrighi e dagli eserciti, questo libro traccia così la storia di una “voglia di Italia”, che dobbiamo anche a chi seppe disegnare ossa e nervi di acciaio per una penisola unita.
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