Descrizione
Nella storia del teatro italiano tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, il teatro giacobino ha un posto di rilievo e sarebbe errato, giudicandolo, non tener conto delle motivazioni ideali che ne hanno suggerito la nascita, condizionandolo, stimolandone il radicalismo, arginandone rigidamente i percorsi per modellarlo ad un preciso disegno di educazione politica. Il teatro giacobino si presenta come un cratere in ebollizione in cui si stemperano le passioni politiche e ideali, le speranze e le delusioni nate dalla rivoluzione. Con il teatro giacobino si realizza la riappropriazione dell’evento teatrale da parte del pubblico: spettatori nuovi “occupano” i luoghi deputati della sacralità dei ceti abbienti, costruiti a perenne monumento della potenza derivata dal censo. Una ventata nuova agita i polverosi sipari di velluto rosso, fa scricchiolare i palchi decorati di stucchi dorati. Una folla tumultuante, con le coccarde tricolori e i berretti frigi, invade le platee, grida a gran voce la propria passione politica, insulta i tiranni sulla scena, soffre e parteggia per i deboli e gli indifesi. Lo spettacolo scende in platea, diviene difficile distinguere tra l’evento scenico proposto dagli attori e l’azione interpretata dagli spettatori, teatro nel teatro, quindi, sofferto, sincero, giocato sull’emotività suggerita dalla finzione teatrale che si connette alla quotidianità.
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