Descrizione
Sebbene negli ultimi anni l’offerta di prodotti multimediali sia cresciuta in modo esponenziale, sembrano essere ancora abbastanza poche le applicazioni ipertestuali legate alla traduzione reperibili sul mercato editoriale sotto forma di supporto elettronico o rintracciabili in Rete. Da questa constatazione nasce il «racconto» del presente libro che, dopo aver discusso problematiche legate alla determinazione di certi generi letterari e al loro «riversamento» in ambiente digitale e di come le nuove tecnologie introducano forme espressive di difficile catalogazione e intacchino anche certa consolidata terminologia in ambito traduttologico, mostra – sfruttando brevi e ironici pezzi in prosa di tre autori tedeschi contemporanei – una prima, sommaria applicazione ipermediale, sottolineando la necessità di adeguare gli strumenti critici ai nuovi «prodotti traduttivi».
Capitolo 1: Inquadramento critico-letterario. Capitolo 2: traduzioni con testo a fronte di prose narrative brevi di Michael Augustin, Klaus Johannes Thies e Ror Wolf. Capitolo 3: Approcci teorici e operativi alla realizzazione di un ipertesto elettronico applicato alla traduzione. Capitolo 4: La critica della traduzione letteraria nell’epoca della letteratura digitale. Riferimenti bilbiografici.
Questa pubblicazione ripropone, sostanzialmente immutato nella suddivisione delle parti e nei contenuti, il testo della tesi di Dottorato di ricerca in Scienza della Traduzione X ciclo – a.a.1997/98 (soltanto la sezione relativa alle traduzioni con testo originale a fronte risulta, per motivi di spazio, notevolmente diminuita), il cui titolo completo recitava: «Danke Schon, Nicths zu danken – Tante grazie non c’è di che. Kurzestprosa / prosa narrativa breve tedesca contemporanea. Michael Augustin; Klaus Johannes Thies; Ror Wolf: la dirompente corrosività dell’ironia. Approcci teorici e operativi alla realizzazione di un ipertesto elettronico applicato alla traduzione». Una parte significativa del lavoro svolto durante le ricerche previste da molte delle discipline incluse nel piano di studi di quel dottorato (Linguistica generale; Stilistica contrastiva; Terminologia; Lessicologia; Traduttologia; Semiologia; Storia della traduzione; Psicolinguistica; Diritto della traduzione; Informatica applicata; Pratica della traduzione) era consistita nel serrato confronto – sia dal punto di vista teorico sia da quello applicativo – con le implicazioni dovute all’avvento delle cosiddette nuove tecnologie e della multimedialità in genere, nonché nell’acquisizione di specifiche abilità di carattere tecnico necessarie all’esecuzione di determinate consegne. Di conseguenza, in accordo con quanto stabilito nelle norme sullo svolgimento della tesi (a differenza di altri dottorati, soltanto breve momento conclusivo di un più vasto apprendimento) che prevedevano un preciso percorso suddiviso in quattro fasi, l’impostazione di fondo del lavoro (dalla scelta degli autori con i relativi testi da tradursi alla riflessione critico-traduttologica) era da vedersi nell’ottica dell’obiettivo finale concordato col docente tutore: l’ideazione e la realizzazione di un ipertesto elettronico applicato alla traduzione. Date queste premesse, fondamentali nella scelta delle opere da tradursi (scritte per un supporto cartaceo tradizionale e che dovevano essere trasposte su supporto digitale) furono le riflessioni di carattere teorico sulla produzione di ipertesti e, soprattutto, le esperienze avute in prima persona sul campo nonche’ da quelle discusse dagli studiosi del settore. Nella piena consapevolezza della repentina caducità di proposte e soluzioni operative nel campo della traduzione legate all’impiego di nuove tecnologie, in perenne e fantastico sviluppo, si è comunque propensi a pensare che alcune questioni qui sollevate, soprattutto di carattere teorico, possano essere – nelle loro linee generali – ancora valide ad alcuni anni dalla loro formulazione. (Giovanni Nadiani, “Premessa”)
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