Descrizione
In genere, un allievo chiamato ad apprendere la matematica si trova di fronte a una pratica discorsiva che ancora non conosce e all’interno della quale deve penetrare, interpretando le procedure e i concetti espressi mediante numerosi segni specifici e convenzioni consolidate. Un sapere formatosi progressivamente nel tempo, sulla base di esigenze e motivazioni anche molto diverse e non sempre, oggi, immediatamente comprensibili. Uno studente, dunque, deve innanzitutto dare un senso alle parti di un discorso sconosciuto (ovvero solo in minima parte noto), a segni particolari; deve “far parlare” questi segni. In questo volume vengono messe a fuoco, in chiave ermeneutica, alcune caratteristiche del ruolo del discente nell’apprendimento (nonché, naturalmente,di quello del docente nell’insegnamento), sulla base teorica delle considerazioni di Martin Heidegger e di Richard Rorty e mediante un approfondimento della semiotica peirceana, della quale vengono messe in evidenza le possibilità in ambito didattico. L’attività di insegnamento-apprendimento viene posta in una posizione centrale, gettando una luce sul ruolo dell’interpretazione nell’azione del soggetto sugli oggetti d’apprendimento e sul loro significato.
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