Descrizione
Una delle problematiche più ampie entro cui questo lavoro si colloca è quella dell’incerta definizione del concetto pre-cinema. Ottica e magia, spettacolo e immaginazione letteraria, viaggi e scoperte non sono che alcuni modelli di una vera e propria cosmologia, iconografica e iconologica, che istituisce una sorta di alfabetizzazione visiva, premessa alla nascita del cinema. All’interno di questo "viaggio" nella visione, elemento-guida è il desiderio di evidenziare il lato spettacolare partendo dagli strumenti ottici e dal loro universo scientifico, per metterli in
rapporto al loro utilizzo a cavallo tra scienza e fantastico. Volendo tracciare dei limiti cronologici, che vanno dal XVII al XIX secolo, vengono esaminati quegli aspetti che intendono la visione come processo di ampliamento attraverso confronti, analogie e costruzioni immaginarie che modificano la sfera percettiva degli osservatori, contribuendo a creare le modalità sulle quali si fonda la visione cinematografica. L’esame dei trattati seicenteschi permette di individuare le prime descrizioni di strumenti per la riproduzione di immagini e l’universo culturale entro il quale si sono poi sviluppati, all’interno di pratiche scientifico-spettacolari. Le macchine cifrate di Giovanni da Fontana
come le prime descrizioni alla camera oscura di Leonardo, le visioni
"attrezzate" di Della Porta e i "deliri ottici" di Kircher e di tutto la
schiera di uomini di scienza visionari come Scheiner, Niceron, Schott, Traber o
Sturm, che a vario titolo si sono occupati di magia parastatica, descrivendo
strani congegni per ottenere immagini, rappresentano il "momento iniziatico"
di questa indagine. Sulla possibilità di creazione e riproduzione della
meraviglia sembra si giochino i destini della maggior parte degli strumenti
presi in considerazione. La fisica sperimentale, che si afferm? in Inghilterra
agli inizi del XVIII secolo, si avvalse di una molteplicità di strumenti
scientifico-dimostrativi, per molti versi riconducibili alle pratiche
spettacolari. Tra questi il "mondo nuovo" e la lanterna magica giungono agli
inizi del Settecento nelle mani degli ambulanti, diffondendo il "verbo visivo"
lungo percorsi che si ramificano fino ai luoghi più lontani e dimenticati,
creando un linguaggio internazionale, ampliando e unificando l’immaginario
visivo di pubblici diversi e sempre più ampi. Nella scoperta della persistenza
dell’immagine retinica ad opera di Joseph Plateau nella "Dissertation sur
quelques propri?tàs des impressions produites par la lumi?re sur l’organe de la
vue" del 1829 si pu? individuare un limite cronologico che costituisce il punto
di demarcazione tra le ricerche sei e settecentesche e il progressivo sviluppo
di congegni meccanici sempre più sofisticati che, in seguito all’invenzione
della fotografia, permetteranno di mettere a punto la macchina da ripresa e da
proiezione cinematografica. Questo lavoro è il risultato delle ricerche svolte
per il Dottorato in Discipline dello Spettacolo presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna, coordinatore prof. Claudio
Meldolesi, relatori prof. Gian Piero Brunetta e prof. Antonio Costa conseguito
nel 1993.<p>
<b>INDICE </b> Introduzione. * CAPITOLO I 1.1
Dall’evoluzione meccanica al "dispositivo cinematografico". 1.2
L’occhio "finestra dell’anima". 1.3 L’occhio "attrezzato" di Della
Porta. 1.4 "Naturalia" e "Artificialia": i deliri ottici del
barocco. 1.5 "Jucunda Spectacula": le macchine della visione di
Kircher. 1.6 Moltiplicare e riprodurre la meraviglia: la trattatistica
della fine del XVII secolo. 1.7 "Ma che non dobbiamo noi a questo
studio osservare…". 1.8 La "nuova scienza": dall’occultamento alla
trasmissione del sapere. 1.9 La ricerca scientifica moderna: macchine
"utili" e "dilettevoli". * CAPITOLO II 2.1 Lo "spettacolo"
della Filosofia Sperimentale. 2.2 Tra scienza e spettacolo: l’ottica
alla conquista si nuovi mondi. 2.3 Mostri apocalittivi e mulini a
vento: la lanterna magica di Rhanaeus. 2.4 La lanterna magica nella
trattatistica scientifica: s’Gravesande, Musschenbroek, Noller,
Euler. 2.5 Strumenti ottici nello "spettacolo" della
scienza. 2.6 Burlini e Selva, ottici della Serenissima. 2.7 Il
"Teatro di Filosofia Sperimentale" di Poleni. * CAPITOLO III 3.1
L’ottica sulla scena dello spettacolo popolare: impresari e
"icononauti". 3.2 "Spettri Fantasmi e Redivivi": la lanterna degli
ultimi negromanti. 3.3 Conclusioni: dalla divulgazione alla
popolarizzazione della scienza. APPENDICE Indice delle
traduzioni Traduzioni dalla trattatistica
esaminata. Bibliografia.</p><p>
<b>Dal Capitolo I… </b> DALL’EVOLUZIONE MECCANICA AL DISPOSITIVO
CINEMATOGRAFICO Verso la "galassia della meraviglia" si sono
orientate le ricerche di stusiosi che, di volta in volta, hanno evidenziato
il carattere fantastico di opere letterarie o figurative appartenenti a
culture e periodi storici diversissimi. Si sono venuti cosi’ a creare dei
singolari topoi in buona parte della storiografia dedicata alle origini
dello spettacolo cinematografico che ha visto per decenni nella caverna di
Platone, nelle pitture rupestri di Altamira, nel bordo di bayeux o in alcuni
versi del "De Rerum Natura" di Lucrezio delle prefigurazioni di quella
complessa macchina della visione "inventata" dai fratelli Lumiere. Ma se
cio’ ha contribuito in maniera determinante a creare un’area d’indagine
aperta ai contributi provenienti da varie aree disciplinari, ne ha altresi’
limitato i confini tracciando una netta linea di demarcazione che puo’
essere convenzionalmente identificata nel terzo decennio del XIX secolo. In
questo periodo infatti le ricerche sulla persistenza dell’immagine sulla
retina, presedute peraltro gia’ dalle osservazioni di Newton e addirittura
di Tolomeo, danno origine a divertimenti ottici come il taumatropio, il
fenachistiscopio, lo zootropio e, in una catena evoluzionistica variamente
intrecciata con la fotografia e la meccanica, giungono infine al Salon
Indien du Grand Cafe’ di Parigi alle ore 21 del 28 dicembre
1895. Questi settant’anni circa che vedono all’opera scienziati come il
medico matematico inglese Peter Mark Roget, che nel dicembre 1824 presento’
due relazioni alla Royal Society di Londra sull’illusione ottica prodotta
dal movimento di avanzamento e rotazione di una ruota attorno al proprio
asse e osservata attraverso fessure. Solo un anno piu’ tardi, nel 1825, un
altro medico, il dottor Fitton si contende con John Ayrton Paris
l’invenzione del taumatropio, un semplice disco di cartone con disegnate su
entrambe le facce due figure complementari che si combinavano in un’unica
immagine mediante la veloce rotazione attorno al proprio asse…
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