Descrizione
Questa ricerca ripercorre, in un’ottica di interpretazione sociologica, uno spaccato di storia dell’arte contemporanea in parte noto, in parte misconosciuto. Si tratta dell’arte degli Anni Venti e Trenta in un contesto sociale che è quello della Germania di allora che vedeva bruciare gli ultimi fuochi espressionisti e, al contempo, l’affermazione sociopolitica dell’ideologia nazionalsocialista. A metà degli anni venti, la vicenda artistico-letteraria dell’espressionismo stava ormai volgendo al termine. L’esaurirsi del disperato urlo soggettivo di quelle poetiche coincise con l’emergenza di una intenzionalità oggettiva che si manifestò attraverso pratiche artistiche di carattere più o meno esplicitamente realista, ma di un realismo che non aveva certo dimenticato le esperienze più autentiche delle avanguardie storiche (dall’espressionismo al cubismo, dal dadaismo al futurismo…). La crisi economica, l’estremismo politico, il radicalizzarsi dei conflitti sociali furono, nella Germania dell’epoca, fatto abilmente e dolorosamente precipitare a vantaggio delle ideologie più reazionarie di cui il nazionalsocialismo ne fu l’espressione più emblematica e vittoriosa. A livello artistico le vicende successive furono quelle che videro l’affermazione di un realismo che della realtà si rivelò essere solo la parvenza, pallido simulacro per porsi come strumento di un sistema sociale che richiedeva sempre di più agli artisti, da un lato di eliminare dalle proprie produzioni creative qualsiasi turbamento soggettivo o dimensione critica e dall’altro di divenire piatta iconografia e di tematiche storico-naturalistiche e di soggetti scopertamente ideologici.
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