Descrizione
Questo racconto delle vicende jazzistiche in
Bologna, dal 1945 in poi, fu pubblicato nel 1992, in occasione del quarantesimo
anniversario di attivita’ della Doctor Dixie Jazz Band. Confortato da parte
favorevole di numerosi e autorevoli amici, ho accettato l’invito a ripresentare
“La citta’ del Jazz”, non solo specificando nel titolo come tale qualifica
spetti, in Italia, a Bologna, la mia citta’, ma anche, e soprattutto,
completando il testo della prima edizione, mondato dagli errori di stampa, con
il ricordo di quanto e’ avvenuto sotto le Due Torri in campo jazzistico negli
ultimi dieci anni. L’occasione per la pubblicazione di questo volume,
entusiasticamente caldeggiata dagli amici della Clueb, e’ offerta dall’ormai
imminente celebrazione del cinquantesimo della Doctor Dixie, evento che
rappresentera’ la prima giornata del nuovo Festival del jazz di Bologna,
fortemente voluto dal Sindaco Giorgio Guazzaloca e che tutti ci auguriamo
ripercorra i fasti di quello, gia’ mitico, che, negli anni sessanta e settanta,
rese Bologna celebre nel mondo per il jazz.” NARDO GIARDINA
Una romantica e intensa storia sulla
musica jazz nella citta’ di Bologna, luogo di raccordo di diversi linguaggi
artistici e forme espressive, cosmopolita e provinciale assieme. Partendo
dagli anni ’50 Nardo Giardina ripercorre la passione dei bolognesi per
questo genere musicale che fin dal dopoguerra affascino’ giovani e non di
ogni paese, divenendo, generazione dopo generazione, sempre piu’ conosciuto
ed apprezzato. Il jazz come arte, ma anche come forma di vita e/o,
addirittura come la vita stessa: sogno, anelito di amore e imprescindibile
confronto con cio’ che si e’ e cio’ che si vorrebbe essere o essere stati.
In particolare a Bologna il jazz incontra una fortuna pervicacemente durata
nel tempo, passando attraverso numerose esperienze musicali e giungendo ai
nostri giorni come patrimonio collettivo della citta’. Il libro narra,
servendosi di numerose immagini fotografiche e racconti vissuti, le vicende
della citta’, Bologna, che fece del jazz uno dei suoi simboli e sinonimi, al
pari della buona cucina e delle belle donne.
Ventuno aprile 1985, domenica mattina. Dal
balcone di Strada Maggiore, dove abito, guardo sfilare sotto di me jeeps e
semiarticolati, prevalentemente di marca americana, guidati dai gelosi
collezionisti che li hanno restaurati e custoditi dal ’45 ad oggi. Lo
sferragliante corteo predisposto per la quarantesima rievocazione
dell’ingresso in Bologna della composita VIII Armata perde il suo aspetto
ferrigno e bellicoso stemperato nel sonnolento procedere dei mezzi, da
classica passeggiata domenicale, mentre un chiaro sole primaverile rende
gioiosa la giornata e mollemente tiepida l’atmosfera. Ecco comparire la
Banda britannica che, maestosa e marziale, procede al centro della via
porticata nel fragore di cadenzate marce militari; ecco ancora jeeps e mezzi
anfibi ed, infine, la Banda della Marina Americana, candida nelle sue
scanzonate divise, che, sostando sotto il mio balcone, intona con swing
“When the Saint Go Marchin’in”. Essendomi appassionato al jazz nel ’50 e
avendolo da allora praticato costantemente, anche se in veste di
“amateur”, la mia commozione divenne intensissima all’udire quel famoso
tema, forse il piu’ celebre e popolare della musica jazz. E con la mente
gia’ rivolta a ricordare quel giorno lontano del 1945 (un giorno peraltro
cosi’ vividamente scolpito nella mia memoria) pensai istintivamente a cio’
che, al di la’ dei significati politici e storici, quell’evento avrebbe e
aveva rappresentato in Italia, e a Bologna in particolare, per la musica
jazz. Attraverso le persiane prudentemente abbassate vidi sfilare per
l’ampia via Indipendenza, dove allora abitavo, le truppe italiane, polacche
e, via via, inglesi, indiane, sudafricane, australiane e neo-zelandesi che
ci liberavano dai nazifascisti, fino al giorno prima cupi padroni di una
citta’ martoriata dal cielo dalle bombe alleate e, nelle sue strade, dalla
tragica presenza dei fucilati e degli impiccati. Mio padre, pur felice della
fine di un tale incubo, piangeva ripetendo che, comunque, avevamo perso la
guerra. Io molto non comprendevo tutto cio’, sentivo solo nell’aria qualcosa
di nuovo, di liberatorio, di estremamente gioioso, di enormemente carico di
forza vitale, di nuovo e innovatore. Io guardavo affascinato, tutti quei
copricapi, emblematici e concreti simboli di continenti e paesi cosi’
lontani e misteriosi, un mare di elmi e berretti che invadevano, fino a
colmarle, le vie della mia citta’. Era il Mondo, il Mondo intiero che,
entrando nell’estrusca Felsina, nella Bononia dei Romani, veniva a me,
inconsciamente desideroso di conoscerlo, permettendomi alfine di scoprirlo,
di toccarlo, di verificarlo, di cercare di capirlo e di viverlo, insomma di
amarlo. Non sentii ne’ vidi le truppe americane entrare in Bologna al suono
di “When the Saint Go Marchin’in”: mi si afferma che cio’ avvenne, qualche
tempo dopo il 21 aprile 1945, ma sulle note di “Chattanooga choo choo”. E,
senza indagare oltre, accetto volentieri tale versione dei fatti perche’,
anche cosi’ non fosse stato, cio’ che poi avvenne pretende che questa storia
sia vera. Storicamente con quella data, infatti, inizio’ nelle nostre
contrade, una diffusione sempre piu’ ampia del jazz che presto conquisto’
migliaia di cultori e appassionati, un massiccio consenso basato sulle
peculiari caratteristiche dell’uomo padano e di Bologna. Credo possa essere
non inutile cercare di capire come mai proprio a Bologna il jazz abbia
attecchito cosi’ tenacemente entrando in sintonia con la citta’ e i suoi
abitanti, ricordando brevemente da un lato cosa si intenda per la parola
jazz e dall’altro il contesto geografico, umano e sociale di Bologna e dei
bolognesi… (IL LIBRO CONTIENE LA TRADUZIONE INTEGRALE DEL TESTO
IN LINGUA INGLESE)
La versione del volume di Nardo Giardina
che viene qui riproposto all’attenzione degli appassionati di musica jazz e
non, contiene un nuovo capitolo intitolato: DAL XX SECOLO AL TERZO
MILLENNIO, che aggiorna la precedente edizione datata 1992, aggiungendo le
vicende piu’ recenti del jazz a Bologna, le iniziative, i partecipanti e le
attivita’ cittadine che gravitano nel mondo del jazz, mostrando con grande
intensita’ la prosecuzione ed il rilancio della tradizione jazzistica
bolognese, alimentata da una sempre crescente presenza giovanile, massiccia
e costante.
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