Descrizione
Si usa definire l’estetica del Settecento inglese: fu davvero tale? La tesi qui avanzata e’ che le dottrine dell’empirismo, certo caratteristiche della filosofia britannica di eta’ moderna, informarono solo in parte la riflessione specificamente estetica, in numerosi suoi aspetti rivelatrice piuttosto della persistenza di un’altra e piu’ “classica” corrente di pensiero: il platonismo. Questi studi dell’estetica del platonismo inglese, vorrebbero delineare un quadro intellettuale in cui l’influenza della dottrina platonica acquista un piu’ equo rilievo; e mostrare l’inconsistenza della prospettiva tradizionale, sostenuta ancora in tempi recenti, che nel XVIII secolo il platonismo segnasse in Inghilterra un punto d’arresto e tutta la produzione di scritti ad esso relativa sparisse dall’orizzonte mentale, oltre che visivo, di filosofi, letterati e teorici dell’arte. Numerosi elementi, come l’influsso del “platonico” Shaftesbury, della letteratura artistica barocca, del neoplatonismo rinascimentale (ficiniano) accolto e diffuso da critici e letterati – insieme a riscontri materiali come la presenza di traduzioni ed edizioni delle opere di Platone – attestano e giustificano invece un grado assai notevole di continuita’ di idee e motivi platonici nella riflessione sul bello e sull’arte: come si vede nei maggiori teorici dell’epoca, dai Platonici di Cambridge a Addison, da Reynolds ai “preromantici” Constable, Wordsworth e Blake.
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