Descrizione
Le politiche sociali del fascismo, la costruzione di un modello di assistenza, la concezione «fascista» di Stato sociale: questi i nodi problematici – non sufficientemente indagati dalla storiografia – con i quali si confronta la ricerca di Silvia Inaudi, che sceglie di ripercorrere l’irregolare traiettoria compiuta dal regime in quei campi attraverso l’analisi delle vicende dell’Ente Opere Assistenziali (EOA), strumento non secondario nell’organizzazione del consenso. Creato all’interno del Partito Nazionale Fascista durante la crisi economica degli anni Trenta, l’EOA rappresenta infatti una pagina ancora poco conosciuta dell’amministrazione sociale del regime. Sebbene l’analisi delle politiche sociali messe in atto dal regime fascista tenda ancora oggi a dimenticarne il ruolo e il peso, l’EOA fu investito di notevoli funzioni nel campo dell’erogazione e del coordinamento dell’assistenza generica a livello territoriale e in quello dell’assistenza all’infanzia, mediante lo sviluppo delle colonie climatiche, fino alla sua fusione negli Enti Comunali di Assistenza (1937). Seguire quel percorso significa affrontare alcune delle questioni centrali del rapporto Stato-società nel Ventennio fascista, come la continuità e la discontinuità con lo Stato liberale, la difficile opera di mediazione tra ragion di stato e ragione di partito, il rapporto centro-periferia, il difficile equilibrio tra necessità sociali e ricerca del consenso, il rapporto tra teoria e pratica nella realtà del regime fascista.
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