Descrizione
L’economia, anche a causa dell’emergenza ambientale, si trova costretta a riconsiderare i limiti dell’interesse rivolto alla categoria della “terra”, limiti che sembrano strettamente collegati con l’abbandono o la tecnicizzazione dell’idea di valore. Riproponendo la propria natura di irriducibilità in contrasto con la condizione di oggetto di progressiva manipolazione mercantile, la terra non è più omologabile entro la visione utilitaristica di risorsa a scarsità relativa comunque superabile per mezzo del progresso tecnologico; soprattutto quando quest’ultimo è costretto a seguire rimedi sempre più sofisticati che sono fonte, a loro volta, di nuova aggressione all’ambiente. La terra deve essere chiamata in causa, piuttosto come referente primario, depositaria di fertilità economica finita e simbolo di scarsità assoluta. Espressione cioè di “valore in sé” in quanto elemento a priori costitutivo dell’equilibrio nel conflitto tra azione economica dell’uomo e della natura. Ciò porta a recuperare, lungo un sentiero di riflessione dottrinale e metodologica, l’idea di un valore terra che ne superi la concezione capitalistica legata al meccanismo dei prezzi per suggerire, nella terra-natura distinta dalla terra-merce, il punto di riferimento per un diverso ragionamento economico.
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