Descrizione
Ogni giorno siamo nella necessità di raccontare eventi, elaborare immagini, definire persone. Utilizziamo strumenti mentali e grafici, parole e gesti, tenendo conto sia di oggetti materiali sia di teorie astratte. Non possiamo mai smettere di “rappresentare” e concettualizzare i fatti della vita per comprendere cosa essa sia e dove ci potrebbe portare. Che valore si può dare al termine “rappresentare”? Entro il complicato processo cui si è accennato, mettiamo a punto più o meno consapevolmente una elaborata, sottile arte del visualizzare e rendere comprensibili noi e gli altri, l’esistenza stessa. Adottiamo i più vari strumenti espressivi, li valorizziamo e li divulghiamo per dar forma a ciò che pensiamo e facciamo. Costatiamo che la vita, o ciò che di essa sappiamo, procede attraverso immaginazioni, figurazioni, affabulazioni, strategie verbali o scritte.
Che tipo di attività è il “rappresentare”? Ininterrottamente, rappresentiamo mondi e fantasie, in modi complessi o addirittura densi e contorti: una rappresentazione non è mai lineare, neutra o solo descrittiva. Un’immagine o una narrazione non trasmettono mai le stesse sensazioni, inducono piuttosto effetti percettivi differenziati da individuo a individuo.
Col nostro “rappresentare”, in sostanza, cerchiamo di capire le traiettorie e le immaginazioni altrui e di riprodurle con disinvoltura o con sensibilità e prudenza, a volte con timore. Il “rappresentare” che altri fanno, nel contempo, ci rende perplessi o ci affascina con l’intreccio d’immagini e figure, concetti, teorie e scritture. Ci sentiamo talora smarriti o irritati davanti a scenari brutali, a errori, a falsi, a prospettive sbagliate e reagiamo per mettere al riparo le nostre concezioni o contrattaccare. Tutto questo significa che quando cerchiamo di sondare e visualizzare vicende, ambienti, soggetti, le rappresentazioni che produciamo e di cui ci alimentiamo non diventano occasioni di pura riflessione. Sono strumenti di produzione di modelli esistenziali.
Le esigenze della ricerca e le consuetudini scientifiche determinano non poco i modi e le finalità del “rappresentare”. Pongono problemi di opportunità e di plausibilità. Richiedono di adeguare le raffigurazioni al divenire storico. Il “rappresentare” del ricercatore ha dunque un proprio ambito e una propria funzione. Lo mostrano i saggi contenuti nel volume che forniscono appunto un campionario di casi e di circostanze storiche, di angolature metodologiche. Essi hanno il pregio di ricostruire e visualizzare situazioni ordinariamente non raggiungibili o culturalmente intricate, consentendo di farsi un’idea delle complessità intellettuali e comportamentali del “rappresentare” umano.
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