Descrizione
Nella seconda meta’ del Settecento, in Francia, una nuova e coraggiosa classe di medecins-philosophes, sfidando sia l’opinione pubblica che i luoghi istituzionali del sapere e del potere, elabora, o comunque recepisce, un’innovativa teoria sulle funzioni dei nervi e sulle patologie a partire dalla quale proclama lo stretto rapporto tra corpo e psiche. La sofferenza dell’ “anima”, le turbe del moral – non piu’ fantasie di una classe oziosa e annoiata – s’intrecciano con le affezioni fisiche, di cui sono causa o effetto. Si desegna cosi’ un’unita’ psicosomatica dell’individuo, che per secoli era stata trascurata e che alimenta origina?o proposte terapeutiche. Questa ‘primavera’ scientifica deve fare i conti con la pesante resistenza dell’opinione comune, con la sua incredulita’, con lo scherno che spesso cela inquietudine. E’ soprattutto il teatro comico (ma non solo) che mette in ridicolo terapeuti, terapie e pazienti, nell’intento di ridurre il tutto a fenomeno di moda. Nel confronto tra queste due “letterature”, quella medica da un lato, quella comica e satirica dall’altro, si tenta di dare una lettura complessiva dell’atteggiamento del secolo di fronte a quell’emergere della sofferenza psicofisica alla cui conoscenza l’Ottocento si aprira’ con esiti straordinari.
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