Descrizione
Una lapide di marmo, grande e incisa a lettere dorate, collocata alla fine del 1510 nella basilica di San Petronio, tra le cappelle dell’Immacolata e quella del SS. Sacramento (dove ancora sta), è in un certo senso la protagonista indiscussa di questo volume. Voluta da Tribuni della Plebe e Massari delle Arti per fissare in modo imperituro, come diritti, alcuni benefici loro concessi dal papa Giulio II in materia fiscale e di amministrazione della giustizia, la figura dell’epigrafe si trova riprodotta, a distanza di secoli, in testi di diversa natura. E’ nell’edizione degli statuti cittadini del 1454 commentata dal giurista Annibale Monterenzi e stampata nel 1574; in una descrizione della città di Bologna redatta in latino dal tedesco Georg Quapper e pubblicata nel 1722; mentre la trascrizione dei suo contenuto si può leggere nell’edizione dell’Itinerarium Julii II annotata da Luigi Frati nel 1886.
Scritta nel linguaggio solenne della legge delle XII Tavole, l’iscrizione è, allo stesso tempo, punto di arrivo di una fase del governo “popolare” cittadino iniziata alla fine del ‘300, nonché modello di riferimento per la controversa ma pur sempre continuata pratica di quel governo fino alla fine del ‘700. I saggi qui raccolti intendono ripercorrere alcune significative tappe della storia dei Tribuni della Plebe e del governo “popolare”, indagando contenuti e modalità di comunicazione di una cultura politica che affondava le sue radici nella concezione e nella pratica della cittadinanza medievale. Ciò ha comportato considerare questa storia come parte di un più ampio problema storico e storiografico: quello del rapporto tra governo largo e governo stretto nelle città italiane del tardo medioevo e della prima età moderna. Si tratta di una delle tematiche più significative nella ricerca storica italiana ed europea degli ultimi trent’anni, ma che in relazione a Bologna ha ricevuto finora modesta attenzione. Le ricerche d’archivio, per quanto non facilitate da una sorta di damnatio memoriae che ha parzialmente colpito i Tribuni della Plebe, hanno consentito di acquisire anche in questo senso conoscenze utili per una storia della cultura politica cittadina fondata sulla memoria dei diritti e sull’amore per la patria.
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