Descrizione
Muovendo dalla convinzione che l’enciclopedia del sapere edificata dai gesuiti tra il XVI e il XVII secolo si articoli intorno ai due poli della retorica e della scienza, questo studio si propone di indagare le relazioni complesse, inserendo l’analisi della letteratura gesuitica all’interno del contesto istituzionale che ne costituisce lo sfondo genetico nonché il codice interpretativo più appropriato. Se nel sistema culturale dei gesuiti il dialogo dell’aristotelismo con l’epistemologia dello sperimentalismo moderno, pur senza mettere in discussione l’approdo metafisico, definisce uno «stile di pensiero» probabilistico che si avvale della retorica come di un metodo generale d’argomentazione, anche i moduli espressivi e stilistici della tradizione letteraria umanistica appaiono profondamente segnati dal confronto con il nuovo ethos scientifico di esattezza o oggettività empirica. E la conferma proviene dall’esame diretto dei testi: dalle riflessioni estetiche del Pallavicino, volte a fondare una prosa di pensiero adeguata alle moderne esigenze della comunicazione scientifico-culturale, agli scritti del Bartoli, ancora intento a tradurre il simbolismo medievale nello stile della narrativa sperimentale perfezionato dai protagonisti della rivoluzione scientifica sino al Boyle. Così le «due culture» appaiono saldarsi come modalità complementari di un’unitaria tensione gnoseologica, che vuole accordare, forse per un’ultima volta (nonostante Pascal…), eleganza e rigore, ragione e spiritualità.
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