Descrizione
La fanciullezza, sotto il profilo della pedagogia, è stato spesso rappresentato nei termini suggestivi del mito. Da un’angolazione realisticamente scolastica, però, altro, e spesso drammatico, è stato il suo destino. Il presente volume rivisita le vicissitudini della scuola italiana, soprattutto quella più vicina alle masse popolari, con l’intendimento di sottolineare il divario fra le idealità pedagogiche e la quotidianità di istituti scolastici travagliati da ogni sorta di disfunzioni. In queste endemiche carenze vanno ricercate le scaturigini di tutti i mali che, ancor oggi, affliggono una realtà scolastica condannata a vivere nell’eterna oscillazione fra l’autoritarismo, il paternalismo, il formalismo burocratico e il lassismo, il permissivismo, lo spontaneismo malamente barattati con la presunta libertà di insegnanti e allievi. Allo scientismo dei Positivisti seguì, da una prospettiva pedagogica, la visione platonica degli Idealisti. La scuola quand’anche riuscì a cogliere qualche raro riverbero delle dottrine filosofiche, non poté mai assimilarlo concretamente. In realtà essa continuò a vivacchiare stancamente, assoggettandosi sempre al potere dominante. Alcune anime elette a grandi maestri, che non appartengono a nessuna corrente di pensiero, profusero il talento della loro genialità, dimostrando come si debba concepire ed organizzare una vera scuola. La loro voce, tuttavia, è rimasta inascoltata.
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