Descrizione
La “grande svolta” è quella che caratterizza il trapasso dall’oggettivismo naturalistico della filosofia greca classica (Platone e Aristotele inclusi) al soggettivismo antropocentrico della “nuova filosofia”: quella maturatasi in Grecia in epoca tardo ellenistica a cominciare da Panezio di Rodi (c. 185-110) e da Poseidonio di Apamea (c.135-50): primi araldi di una concezione che può ben dirsi “spiritualistica” in quanto pone a fondamento esplicativo di ogni realtà (sia divina che umana o della stessa natura) lo Spirito. Lo Spirito (Akh) è concetto la cui distinta configurazione rispetto all’anima (Ba) e al corpo (Khat) si è maturata in Egitto fin dalla più antica epoca faraonica (Testi delle Piramidi), sviluppandosi anche in seguito nel senso della credenza di una persistenza dello spirito, quale indice della personalità (Hat) e del corpo stesso in quanto spiritualizzato (Sahu), anche nell’al di là (Neter-Khert). Questo concetto dello spirito che partendo dall’uomo, ovvero dall’analisi delle sue più alte facoltà (in particolare l’intelletto e la volontà) investe anche il divino, rappresenta il nuovo traguardo di quella filosofia (che non si può dire quindi non ispirata, più o meno direttamente dall’Egitto) la quale rifiorisce dalle ceneri dello stesso storicismo classico di stampo materialistico, attraverso soprattutto l’opera riformatrice di Posidonio e di Panezio. Accolto entusiasticamente a Roma (soprattutto da Cicerone e da Seneca) questo nuovo “spiritualismo” (che per il suo carattere “metafisico” in senso ontologico, si differenzia dal semplice spiritualismo etico o mistico religioso, in senso “deontologico”), coinvolgerà tra i primi Filone d’Alessandria (10 a.C.-50 d.C.)…
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