Descrizione
Il presente libro è un saggio di antropologia culturale e non ha, quindi, come tale, niente a che fare con l’occulto, il soprannaturale, il paranormale e via dicendo: insomma con quant’altro non abbia stretta attinenza con una considerazione puramente culturale, razionale, scientifica dell’argomento. Lo spirito magico conclude infatti, praticamente, le ricerche dell’autore sul fenomeno dello spiritualismo, Da “Lo spiritualismo egiziano antico”, del 1994, a “Lo spiritualismo ellenistico”, del 1995, a “Lo spiritualismo cristiano antico”, del 1996 /incluso anche il volume dedicato a “Orig?ne, dal titolo “Orig?ne o della riconciliazione universale”, del 1997), e, infine: “Lo spiritualismo indiano dalle Upanisad al Buddha”, del 1998, volumi editi tutti dalla CLUEB di Bologna, l’autore, sulla base di un preciso disegno teoretico, ha perseguito con grande coerenza gli aspetti soprattutto religiosi del fenomeno. Lo “spirito magico”, dedicato alla magia, non rientrerebbe, a rigor di termini, in tale ricerca, in quanto per la magia non si pu? parlare di spiritualismo, ma semplicemente di spirito (anzi di spiriti) e per di più in un’accezione prettamente naturalistica che a prima vista parrebbe non aver nulla a che fare con lo spiritualismo vero e proprio, soprattutto nella sua forma religiosa. Pure, le implicazioni della magia con la religione sono tantissime e non riguardanti soltanto l’antefatto, ma anche e soprattutto la persistenza di taluni fattori magici, più o meno espliciti, anche nelle religioni più evolute (come cerca di dimostrare, appunto, lo studio, in appendice, sulla messa cattolica). L’argomento, in questo senso veramente tentante, non poteva non prendere le mosse da quel mondo dei primitivi la cui qualificazione peraltro oscilla da un significato temporale o storico, a quello perpetuamente attuale di un fattore permanente e soprattutto ineliminabile della stessa psiche o coscienza umana, da cui germogliano entrambe le branche della magia e della religione. Da intermediario fra ambedue gioca il suo ruolo il mito cui è tempo di assegnare una sua fisionomia distinta da entrambe e pur con entrambe connessa. Va da s? che questo tipo d’impostazione della ricerca deluder? quanti della magia apprezzano soprattutto l’aspetto forte: quello, per intenderci, illustrato dalle immagini di Bosch, dalle note del Franco cacciatore di Weber, e dello stesso Faust di Goethe, a cui d’altronde il libro non manca di fare riferimento. Ciononostante, questo libro, pur muovendosi quasi esclusivamente nel solco dell’antropologia culturale, della psicologia (specie quella del profondo), della sociologia e dalla storia delle religioni (utilizzando per questo anche i maggiori contributi degli specialisti dei vari settori: da Frazer a Mauss, da Durkheim a Cassirer, a Cantoni, da Freud a Jung, ecc. potr?, in fondo, servire anche per un’intelligenza degli aspetti sopra accennati. Il presente libro ha anche e soprattutto l’ambizione, attraverso lo studio della magia e fenomeni connessi, di evidenziare i legami spesso insospettati che collegano il mondo della coscienza primitiva al mondo moderno attuale.
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