Descrizione
Ripetere che classificare e misurare i fenomeni è condizione della conoscenza, ma non la conoscenza stessa, consente una imparzialità ed equidistanza da ogni archetipo della scienza e rende certi che nemmeno in una sintesi delle possibili categorie, si approderà a risultati definitivi. Questo vale anche per lo studio della città: la storiografia, che se ne è sempre occupata, è stata fino a tempi recenti aliena da ogni parcellizzazione dei fenomeni, serbando la continuità descrittiva di una implicita (sebbene un po’ indeterminata) indivisibile immanenza. Ora, però, il mestiere di storico è divenuto squisitamente scettico, poiché qualunque scienza teorizza modelli buoni per la storia ed infinite divengono dunque le funzioni da cui dipende la restituzione del divenire. Qualsiasi descrizione è infatti sempre più spesso complicata da indebite pragmatizzazioni e comunque sempre dall’impossibilità di un racconto lineare: da che l’ineluttabile è sostituito dal probabile, anche se ciò è stato solo per renderci più matematicamente certi della sua ineluttabilità…
(dalla prefazione dell’Autore)
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.