Descrizione
Gli urbanisti, quando parlano del modo di vivere e di crescere della città, ricorrono a immagini tratte dalla natura: la planimetria urbana è un albero, una foglia, una porzione di tessuto epidermico, una mano, e così via, non senza qualche excursus nella patologia quando si denunziano le situazioni più critiche. Ma la città non è un fenomeno naturale, è un fatto artificiale sui generis, in cui si mescolano elementi volontari ed elementi casuali, non rigorosamente controllabili. Se proprio la città dev’essere messa in relazione con la fisiologia più che a ogni altra cosa assomiglia a un sogno. In questo secondo volume sulla teatralizzazione dello spazio urbano sono raccolti materiali che provengono da percorsi tentati all’interno di questo sogno; non per interpretarlo, ma per entrarvi e permanervi senza inquietudine e senza casualità. I resoconti sono principalmente di attori, drammaturghi o organizzatori teatrali dei vari livelli. Quindi di uomini che realizzano fisicamente lo spettacolo – la loro utopia – nella città, in questo fatto artificiale predisposto, sembrerebbe, in primo luogo per rendere possibili rapporti di lavoro. Sono resoconti di tentativi isolati e non di procedimenti di pianificazione; microsequenze, episodi individuali in grado, comunque, di riportare a vista il faticoso rapporto che corre tra cultura della città e governo della città.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.