Descrizione
Da qualche decennio si discute molto sul modo in cui la Shoah possa essere adeguatamente rappresentata. La scomparsa degli ultimi testimoni di quel momento storico ha offerto nuovo impulso al dibattito. La questione più urgente riguarda soprattutto il problema dei limiti della rappresentazione. Limiti che alcuni recenti casi di falsa testimonianza hanno, anche se non sempre volontariamente, valicato.
Binjamin Wilkomirski, Misha Defonseca, Bernard Holstein sono le tre “identità rubate” discusse in questo lavoro. Le loro vicende si inseriscono nel contesto della storia della testimonianza e, in particolare, nel quadro dell’evoluzione della memoria della Shoah. Le false memorie infrangono il confine tra fatto e finzione, creando ai critici un problema di classificazione. Si tratta, infatti, di testi che funzionano come testimonianze anche se non sono autentiche come storie, perché rispondono perfettamente alle attese della società che le ha prodotte. Opere in cui la falsificazione si è insinuata nella verità della Shoah senza, però, alterarne il significato. Affrontare il problema dei falsi testimoni si rivela, perciò, indispensabile per sottrarre l’argomento alla strumentalizzazione del negazionismo.
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