Descrizione
Lo studio condotto sulla documentazione
dell’epoca, indaga le vicende connesse con la reciproca restituzione di quadri,
carte d’archivio e oggetti di monetizzazione tra lo Stato Pontificio e il
Lombardo Veneto; un evento che si colloca temporalmente tra il 1816 e il 1818, a
ridosso del Congresso di Vienna. Preliminare a questo atto fu un trattato
segreto stipulato a Vienna nel giugno del 1815 tra il principe Metternich e il
cardinale Ercole Consalvi.
INDICE
Presentazione, di Mons. Giancarlo
Santi La permuta dei quadri. Da Bologna a Ferrara, Forli’ e
Pesaro. La restituzione delle carte d’archivio. La mutua consegna
degli oggetti di monetizzazione. Apparato documentario. Indice dei
documenti. Apparato iconografico. Indice dei nomi, dei luoghi e
delle cose. Sommario / Synopsis
PRESENTAZIONE
DALLE SOPPRESSIONI ALLA
COLLABORAZIONE. Le spoliazioni napoleoniche ai danni del patrimonio
artistico della Chiesa in Italia, come e’ noto, non costituiscono un
episodio isolato. Sono state preparate da analoghe iniziative nel secolo
XVIII, per non parlare di quello che e’ accaduto nella seconda meta’ del
secolo XIX con la legislazione “eversiva” promossa dal Governo italiano.
Quanto alle restituzioni delle opere d’arte, degli archivi e delle
biblioteche sottratte alla Chiesa, invece, occorre dire che quelle
successive alle spoliazioni napoleoniche costituiscono un caso isolato.
Oltre a quelle napoleoniche, infatti, non ne risultano altre (per un’ampia
panoramica sul fenomeno delle soppressioni cfr. la voce “soppressioni”, in
“Dizionario degli istituti di perfezione”, Roma, Edizioni Paoline,
vol.VIII, 1988, coll. 1781-1891). Al di la’ delle varie motivazioni
ideologiche con cui le soppressioni sono state giustificate da chi le ha
promosse, le ripetute ondate di espropri del patrimonio artistico e
culturale della Chiesa in epoca moderna e contemporanea trovano la loro
motivazione storica reale nella complessiva evoluzione del quadro sociale e
istituzionale: l’affermazione della borghesia e degli Stati nazionali che si
concepivano quali unici soggetti di cultura in senso moderno e percio’ si
sentivano pienamente legittimati a sostituirsi alla Chiesa cattolica
adottando nei riguardi del patrimonio culturale ecclesiastico gli strumenti
tipici della “divisione delle spoglie”. Questa linea di tendenza, dopo
aver raggiunto la fase piu’ acuta negli anni successivi all’Unita’ d’Italia,
si e’ venuta spegnendo. Se e’ vero che da una parte le soppressioni pre e
post napoleoniche hanno inferto profonde lacerazioni al tessuto culturale
italiano, frutto di vicende complesse e di stratificazioni secolari,
modificando radicalmente, dall’altra e’ altrettanto vero che esse hanno dato
vita, in modo irreversibile, a un nuovo sistema di istituzioni e servizi
culturali civici e statali e a un sistema istituzionale e normativo
sostanzialmente basato sull’Amministrazione centrale dello Stato.
Gradualmente il nuovo sistema italiano dei beni culturali ha assunto una
precisa forma istituzionale; all’inizio del secolo XX si e’ stabilizzato;
verso la fine del secolo XX si e’ giunti alla nascita del Ministero con
competenze specifiche in materia di beni culturali. Finalmente, verso la
fine del secolo XX, con gli Accordi di revisione del Concordato lateranense
18 febbraio 1984, il sistema istituzionale moderno dei beni culturali
italiani ha raggiunto il suo nuovo punto di equilibrio anche per quanto
riguarda i rapporti tra Stato e Chiesa, all’insegna della collaborazione.
Nell’arco di un secolo, con uno spettacolare rovesciamento di indirizzo, i
rapporti Chiesa-Stato in materia di beni culturali sono radicalmente mutati:
dalle soppressioni si e’ passati alla collaborazione. All’inizio del terzo
millennio il panorama istituzionale sta manifestando segni di ulteriore
evoluzione; emergono interessi nuovi (quelli di natura economica), soggetti
(gli Enti locali, i privati) e prospettive nuove (quella europea), mentre la
spinta delle ideologie, e in particolare di quella statalista, a lungo
dominante, pare in via di attenuazione. Sembra percio’ che vi siano buone
ragioni per attendersi novita’ negli assetti di potere anche per quanto
riguarda i beni culturali. In questa situazione si stanno aprendo nuovi
spazi per la ricerca storica. Cadute le resistenze di natura ideologica che
impedivano l’avvio di indagini rivolte a documentare le vicende delle
soppressioni e delle relative restituzioni, gli storici sono oggi messi
nelle condizioni di ricostruire la nascita del sistema istituzionale
italiano dei beni culturali utilizzando la ricca disponibilita’ documentaria
degli archivi che, opportunamente interrogati, restituiscono diligenti
elenchi, dispacci, missive, testimonianze di vicende drammatiche e sofferte
ormai lontane nel tempo. Tra i pazienti ricercatori, merita di essere
menzionato il giovane e valoroso Michelangelo Giumanini, che ci offre un
saggio dei tesori di informazione che ancora attendono di essere riportati
alla luce” (PRESENTAZIONE di Mons. Giancarlo Santi)
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