Descrizione
Questo “racconto” del variegato mondo di Gian Vittorio Baldi si rivolge, anche attraverso le testimonianze inedite di chi ha vissuto, collaborato con lui, gli è stato amico, più che agli addetti ai lavori, al pubblico dei cinefili. Si percorrono gli interessi artistici del regista che, oltre a quelli strettamente cinematografici, coinvolgono anche altri linguaggi come l’architettura, la letteratura, la grafica, l’enogastronomia sempre come ricerca del nuovo, sperimentazione, trasgressiva insofferenza alle regole. Troviamo la storia di “Casa Baldi”, opera prima di Paolo Portoghesi, i racconti inediti di chi anche nelle sceneggiature fa “vedere” la realtà dei sogni, il percorso grafico che si addentra, come scrive il critico Gian Luigi Zucchini, «nel fantastico, nell’immaginario e nelle vocazione intima dei luoghi», poi i vini d’eccellenza ottenuti applicando gli stessi principi (trasgressivi) del suo cinema e che l’amico Veronelli accostò ai grandi di Francia. Ma e il cinema la “lingua madre” che Baldi iniziò a frequentare da giovanissimo, già consapevole della necessità di cercare nuove strade, partendo dal neorealismo, verso l’utopia dell’immagine in movimento come arte individuale, fissandone le linee guida in un “Manifesto” a cui si è sempre coerentemente attenuto, sin dalle prime esperienze dei corti. L’amico Rossellini è stato il suo maestro, anche nella volontà di trasmettere le idee ai giovani. Con un testo inedito del 1975 si ripercorre il lavoro di Baldi come produttore, sensibile, scrive l’autore Eugenio Marinucci, «ad un’offerta cinematografica che non fosse di pura evasione ma che proponesse idee, problemi, fermenti vitali». Anche in queste scelte la trasgressione era la norma. Produsse ad esempio due film di Pasolini, fra cui Porcile (1969), del quale si riproducono gli appunti di regia, dattiloscritti e corretti a mano dal regista di Casarsa.
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