Descrizione
Aldo Capitini (1899-1968), protagonista “scomodo” della vita politico-culturale italiana del suo tempo, il cui nome rievoca ai più l’iniziativa della marcia della pace Perugia-Assisi, può rappresentare in campo educativo un punto di riferimento di fronte alla presente crisi di valori che unisce l’attualità di un’apertura ad altro (a tutti gli altri, a tutte le culture, a tutti gli esseri) alla radicalità di un’esperienza di rigenerazione (“tramutazione”), che investa l’impegno per una scelta posta in un orizzonte, almeno, in prospettiva di radicale cambiamento dell’esistente. Egli stesso, nel definirsi quasi profeticamente “postcristiano” e “postcomunista” in anni che non facevano certo prevedere i profondi sconvolgimenti della nostra epoca, fece della sua prospettiva di pensiero una testimonianza intensamente vissuta. L’indagine dell’autrice insiste sul clima “culturale” in cui si formò la personalità di Capitini, ed anche su una serie di confronti con i messaggi di natura religiosa, filosofica e pedagogica che sembrano possedere cospicue parentele con le posizioni e comunque con le tematiche che il discorso del personaggio ha svolto, con gli atteggiamenti da lui testimoniati.
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