Descrizione
L’opera di Kate Fullbrook, apparsa alla fine degli anni ’80 per la Harvester Press, costituisce, come ben sanno gli addetti ai lavori, una pietra miliare nella storia della critica sulla scrittrice neozelandese. Fedele alle premesse di evitare teorie regressive atte a censurare in anticipo le idee riguardanti “ciò che le donne potrebbero essere”, Kate Fullbrook propone una personale lettura degli scritti di Katherine Mansfield, che merita di essere resa accessibile a un sempre più vasto pubblico. Già conquistato dal messaggio di non facile decodificazione racchiuso nelle pagine dei numerosi racconti, del diario e delle lettere, tale pubblico apprezzerà senz’altro l’interpretazione innovatrice che, pur tenendo conto degli elementi dichiaratamente autobiografici presenti nell’opera tutta della Mansfield, non ne fa un’unica ed esclusiva chiave interpretativa. Preme alla Fullbrook piuttosto, ricondurre la scrittura della Mansfield nell’alveo del femminismo operante, convinta com’è che, fatti salvi gli apporti da lei ritenuti positivi di una certa parte della critica, abbondantemente citata nelle note, non sia possibile evitare fraintendimenti, se non tenendo saldo il principio che l’innovazione tecnica rilevabile nei racconti brevi va di pari passo con l’innovazione delle tecniche affronate.
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