Descrizione
Tra il 1914 e il 1945, l’epoca della “guerra totale”, il cinema giocò un ruolo centrale nelle campagne di propaganda organizzate dai diversi paesi belligeranti per sostenere il morale del fronte interno e delle truppe combattenti. In questa vasta produzione cinematografica comparvero anche molti film di animazione, soprattutto in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e – limitatamente alla Seconda guerra mondiale – in Canada. In questo vasto corpus vi erano testi estremamente diversi fra loro.
SOMMARIO
IL DISEGNO ARMATO.
Cinema di animazione e propagande bellica in Nord America e Gran Bretagna (1914-1945).
Introduzione.
1.La propaganda bellica e l’animazione prima della Grande Guerra. / 2.Per una definizione di “film di animazione e propaganda. / 3.A special relationship: Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti nel XX secolo. / 4.Una premessa teorica.
Capitolo I.
GRAN BRETAGNA, 1914-1918
1.La propaganda bellica in Gran Bretagna durante la Grande Guerra. / 2.Dai lighning sketches agli animated cortoons: la costruzione di un nuovo linguaggio. / 3.The war as a boardgame: le mappe animate. / 4.La guerra e il sogno di Momi: un film per il mercato inglese?.)
Capitolo II.
STATI UNITI, 1914-1918
1.Gli Stati Uniti dalla neitralita’ alla
belligeranza. / 2.Il cinema americano durante la Grande Guerra.
/ 3.I disegni animati della neutralita’. / 4.I disegni animati
della belligeranza. / 5.Lest we forget: the Sinking of the
Lusitania.)
Capitolo III.
LA GUERRA CIVILE EUROPEA 1917-1939
1.Il dibattito sulla propaganda dopo la Grande
Guerra. / 2.Agit-prop e cartoon: rivoluzione e anti-comunismo
nel cinema di animazione fra le due guerre. / 3.Medici e
postini: l’uso dell’animazione come strumento educativo e
pubblicitario.)
Capitolo IV.
GRAN BRETAGNA, 1939-1945
(1.The people’s war: la Gran Bretagna durante la
Seconda guerra mondiale e il nuovo Ministry of Information. /
2.Il cinema inglese durante la Seconda guerra mondiale. / 3.I
cartoons: humor e buoni consigli. / 4.Neopositivismo logico e
sperimentazione visiva.)
Capitolo V.
CANADA 1939-1945
(1.Il Canada durante la Secoinda guerra mondiale.
/ 2.John Grierson e il National Film Board of Canada. / 3.Walt
Disney e il National Film Board of Canada. / 4.Norman McLaren:
the artist as a civil servant. / 5.La produzione minore: i
giovani animatori canadesi. Philip Ragan. / 6.Animazione e
geopolitica: le mappe animate.)
Capitolo VI.
STATI UNITI 1941-1945
(1.La propaganda americana durante la Seconda
guerra mondiale. / 2.Not politically correct: la
rappresentazione del nemico. / 3.The Great Teacher. Walt Disney
e la propaganda bellica. / 4.Victory through Air Power: the
ultimate propaganda cartoon.)
da: Una premessa…
…questo libro ha un taglio fortemente interdiscipinare. L’obiettivo che mi sono prefisso e’ quello di far interagire due distinte sfere epistemiche: la storia del cinema da un lato e la storia politico-mlitare dall’altro. L’approccio interdisciplinare e’ per sua natura estremamente stimolante, in quanto permette di scoprire connessioni – magari impensate – tra avvenimenti, testi, personaggi, appartenenti ad aree storico-culturali differenti. In particolare per gli studiosi di cinema, mi pare
che l’interdisciplinarieta’ sia una scelta quasi obbligata, poiche’ il cinema, in quanto grande forma spettacolare del XX secolo, e’ legato a doppio filo con la storia del Novecento. La coincidenza temporale tra la Grande Guerra e la nascita del lungometraggio non e’ casuale: la Prima guerra mondiale e i film sono stati, in modi diversi, due potenti catalizzatori del processo di dissoluzione dell’ordine ottocentesco e del seguente sorgere della modernità’.
Nel tentativo di far interagire due ordini molto diversi tra loro, quali il disegni animati e la storia militare, piu’ che dai tradizionali studi su cinema e storia, spesso incentrati su questioni poco rilevanti dal mio punto di vista, come il problema dell’attendibilita’ del film come fonte storica o delle potenzialita’ didattiche del cinema, sono stato fortemente suggestionato da storici come George Mosse e Eric Leed, i quali non si sono affatto occupati di cinema. Mosse e Leed, insieme a Paul Fussell e Modris Eksteins, si sono interrogati sulla natura della guerra moderna e della politica nella societa’ di massa, studiando pratiche culturali e testi, intesi nel senso piu’ ampio del termine, dalla memorialistica di guerra ai monumenti ai caduti, dalla parate naziste alle leggende diffuse tra i fanti della Grande Guerra. I lavori di questi ricercatori forniscono un affascinante paradigma interdisciplinare, che articola in maniera proficua storia militare e storia culturale, fenomeni politici e forme estetiche, conciliando sempre l’arditezza degli accostamenti – Adolf Hitler e George Gershwin, la guerra di trincea e i balletti russi – con il rigore storiografico. In questo senso, non bisogna confondere i lavori di Mosse o di Fussell con i “cultural studies”, che, pur ponendo spesso domande interessanti e svolgendo un’utile opera di rigetto del
pregiudizio accademico verso la cultura bassa, presentano i peggiori vizi di un’interdisciplnarieta’ sbrigativa. I cultural studies, infatti, spaziando dal cinema ai fumetti, dalla televisione ai grandi magazzini, si perdono in un’ossessione onnivora dallo scarsovalore euristico; a questa enorme massa di osservazioni i cultural studies sovrappongono poi una griglia teorica altrettanto farraginosa, organizzata sostanzialmente attorno alla rilettura della filosofia tedesca dell’Otto-Novecento (da Nietzsche a Heidegger) operata dai francesi (Deridda, Foucault, Deleuze, ecc.), ma in cui trovano
posto i pensatori piu’ diversi, da Bachtin a Gramsci, completamente sganciati dal loro contesto storico. L’eclettismo dei cultural studies scade cosi’ nell’improvvisazione, nella ricerca di nessi sorprendenti (ma sforzandosi si possono trovare affinita’ tra qualunque cosa e qualunque altra cosa) la cui fondatezza non viene quasi mai dimostrata. La mia indagine, pur avendo come argomento un tipico prodotto della cultura di massa quale il disegno animato, non condivide ne’ le premesse teoriche, ne’ le modalita’ operative (ne’ tantomeno il furore militante), dei cultural studies. Pur avendo optato sin dall’inizio per un superamento delle barriere disciplinari, questa ricerca, imperniata sul lavoro d’archivio (di cui le schede filmografiche raccolte in appendice sono la testimonianza), vuole collocarsi nell’alveo dei tradizionali studi storici. L’obiettivo primario che ho perseguito e’ stato quello di costruire un corpus coerente di testi, di cui ho avanzato un’interpretazione alla luce del contesto politico-ideologico in cui vennero elaborati.
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