Descrizione
Il fascismo fu senza dubbio il regime cui si ispirò maggiormente António de Oliveira Salazar, l’intellettuale cattolico posto a capo della dittatura che nel 1926 aveva abbattuto lo Stato liberale in Portogallo. Un’attrazione dai tratti fortemente contraddittori, che, negli anni del consolidamento del salazarismo, dovette fare i conti sia con le peculiarità della politica interna, sia con la fitta rete di rapporti internazionali alla quale il paese era vincolato. Il libro ricostruisce una pagina finora trascurata della politica estera del fascismo, affrontando un nodo cruciale sia per l’interpretazione del fascismo che per quella dello «Stato nuovo» portoghese, quale la proiezione internazionale del primo e la ricezione del modello fascista da parte del secondo. L’ampio scavo archivistico e il confronto con una vasta letteratura ci restituiscono, da un lato, una animata rappresentazione della presenza italiana in Portogallo tra la fine degli anni Venti e la seconda Guerra mondiale, dall’altro offrono una attenta lettura del regime salazarista nell’epoca dei fascismi. Senza mai perdere di vista il quadro comparativo, l’autore analizza a fondo i rapporti intercorsi tra le polizie, elementi-cardine di entrambi i regimi ma altresì strumento di politica estera per quello di Mussolini, e le molteplici iniziative intraprese dal fascismo con l’obiettivo di estendere la presenza culturale italiana ai confini sud-occidentali d’Europa. Tra gli strumenti della diplomazia culturale si distinsero l’Istituto di cultura italiana e il Minculpop. Anticomunismo, corporativismo, radici cattoliche, latinità, sono solo alcuni dei temi sui quali fece perno la propaganda concepita per diffondere l’«idea» fascista in Portogallo in nome di una sua presunta «universalità». L’azione degli emissari di Mussolini potrà contare sul favore di un’ampia e trasversale compagine all’interno dell’élite salazarista, ben distinta dalla destra radicale fascista avversata da Salazar.
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