Descrizione
Una patologia inquietante, che da sempre ha suscitato l’interesse della scienza, conquistando, nello stesso tempo, l’immaginario collettivo: quello stato di solitudine, afflizione, il rifiuto di ogni contatto umano vissuto dall’eroe Bellerofonte, di cui racconta Omero, appare molto simile a quelle nostalgia malinconica, che spinge la figlia del vasaio Butade a “rubare” l’ombra del suo amato dormiente e prossimo alla partenza, che il padre tradurrà in una raffigurazione plastica, materializzando, in questo modo, la sua presenza-assenza. L’immagine ossessiva del corvo e del “never more” di Poe, il mai più che esprime il desiderio inappagabile della presenza dell’altro, ci propone vistosamente il rapporto immaginario/melancholia, tenendolo fra la fondazione mitica e quella rottura dell’equilibrio interno degli “umori”, dei desideri e dei ritmi del soggetto, che è fonte del suo delirio e della sua “follia”. Un termine antico, la cui storia viene ripercorsa, in questo volume, nella pregnanza dei suoi significati e nella varietà degli atteggiamenti umani e medici: citazioni letterarie, riflessioni scientifiche, digressioni artistiche contribuiscono a disegnare la storia sfuggente della melancholia.
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