Descrizione
Il trapianto del midollo osseo (TMO) si è affermato come mezzo terapeutico di sicura efficacia nei confronti di una serie di malattie oncologiche ed ematologiche dell’età pediatrica, in quanto capace di aumentare la sopravvivenza della popolazione colpita. Il successo terapeutico, oltre che essere legato alla patologia di base, alla precocità di intervento, alla fase evolutiva della malattia, è fortemente condizionato dal grado di compatibilità tra donatore e ricevente.
Con il termine di compatibilità si è intesa sinora la sussistenza di caratteristiche affini, tra due soggetti, per un particolare sistema genetico chiamato HLA, Human Leukocyte Antigen; solo tra fratelli esiste una buona probabilità, pari al 25%, di trovare gli stessi dati HLA, mentre tra individui non apparentati ciò è molto raro. Recentemente l’interesse per il concetto di compatibilità si è arricchito di riflessioni nell’ambito giuridico e psicologico. Dal punto di vista psichico, la donazione da fratello/sorella viene percepita dal paziente come la donazione meno traumatica: la somiglianza familiare diventa garanzia di “compatibilità psicologica”, in quanto si riconosce “mentalmente” il fratello/sorella e si riducono le fantasie di cambiamenti catastrofici. La coppia di fratelli paziente-donatore, è legata da questo doppio vincolo, biologico e mentale, le cui caratteristiche di complessità possono interferire con l’iter del trapianto: le aspettative che il trapianto attiva, sollecitano difficoltà che alimentano un riverbero mentale impegnativo. Tali difficoltà non sempre fanno corrispondere alla fattibilità della donazione sul piano biologico un’attuale disponibilità psichica all’evento.
L’atteggiamento medico che propone l’educazione adeguata e completa all’intervento, il sostegno della famiglia, la comprensione anche della sofferenza mentale del bambino e della fratria, gioca un ruolo decisivo nel poter sviluppare il livello di compatibilità tra donatore e ricevente.
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