Descrizione
La coscienza dell’uomo contemporaneo non deve fare i conti con l’indeterminatezza geografica: le nostre cognizioni ci permettono di rappresentare in modo sostanzialmente fedele il mondo in cui viviamo. Non è sempre stato così. Per la maggior parte della loro storia, uomini e civiltà hanno compiuto considerevoli sforzi per costruire ipotesi, quasi sempre affascinanti quanto raramente fondate, con cui spiegare i misteri della “macchina del mondo”. Poi, tra XV e XVI secolo, successe un fatto importante. Gli europei iniziarono a percorrere gli spazi che fino allora avevano cercato di immaginare, e scoprirono che tra realtà e rappresentazione esistevano considerevoli differenze; una di esse, battezzata ” America”, costituiva una clamorosa smentita di antiche e radicate opinioni e imponeva perciò una revisione profonda delle idee relative allo spazio. Era un compito difficile, dato che nella cultura occidentale la geografia si intrecciava con complesse questioni filosofiche e teologiche. Di qui l’oggetto di questo libro: la discussione del percorso problematico, e a tratti tormentato e angoscioso, che gli europei della prima età moderna furono costretti ad intraprendere per riuscire a comprendere, e soprattutto ad accettare, l’improvviso manifestarsi di una impensabile realtà spaziale.
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