Descrizione
Io ho quel che ho donato è forse il motto più felice, certo il più profetico tra i tanti che Gabriele d’Annunzio coniò o riprese e adattò a se stesso.
Nell’ex-libris commissionato al suo xilografo prediletto, il motto campeggia su un libro aperto retto da due cornucopie ricolme. È questa l’icona che ci è parso si confacesse meglio a celebrare i centocinquant’anni dello scrittore. Il dono più prezioso che ci ha lasciato è infatti quello
delle sue opere, elaborate nella sua officina di scrittore infaticabile e di infaticabile lettore, forgiando uno stile e un linguaggio che solum è suo. Il Convegno organizzato dall’Università di Verona e dall’Istituto Internazionale per l’Opera e la Poesia – all’interno del complesso mosaico delle celebrazioni nazionali e internazionali coordinate dal Vittoriale – ha inteso privilegiare il testo rispetto al gesto, individuando nella monumentale opera dannunziana una vera miniera per l’indagine filologica, letteraria e linguistica.
Articolato per nuclei omogenei, il Convegno ha occupato due dense giornate, che hanno coinvolto studiosi di primo piano dell’opera dannunziana, con interventi i cui frutti sono raccolti in questo volume.
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