Descrizione
Nel 1632 la peste si abbatte ancora una volta sulla città di Loudun. Con le sue 3700 vittime su una popolazione di circa 14000 abitanti, essa ha reso dappertutto presente la morte. È un male senza spiegazioni, quasi un male teologico, che aggiunge i suoi effetti a quelli delle guerre di religione. Nell’unità del credo, già da queste lacerata, più forte si fa l’insidia del dubbio. Infatti, se in un primo tempo il terrore suscita lo slancio mistico e le mortificazioni, in un secondo tempo, contro l’ostinato silenzio di Dio si leva il grido della disperazione, il riso della blasfemia, la liturgia dei saturnali. Ma quando in città si registrano ormai gli ultimi casi di peste, un nuovo male ne prende allora il posto: i casi di possessione diabolica nel convento delle orsoline.
Diversamente dalla peste, la possesione è meglio delimitata, ma soprattutto essa offre una “spiegazione”, perché il male sarà attribuito a una causa – straordinaria, diabolica – distinta dalla natura umana. Essa è insieme sintomo e soluzione transitoria di una società che sta perdendo le sue certezze e cerca di darsene di nuove. Il diavolo, la posseduta (la priora Jeanne des Anges) e lo stregone (il curato Urban Grandier) sono infatti i protagonisti di uno spettacolo diabolico, intorno al quale tutta una società malata si riunisce per guarire se stessa. Attraverso l’analisi dei manoscritti relativi al caso Loudun, Certeau ricostruisce la rete linguistica ed epistemologica delle tensioni sociali, religiose e politiche che hanno organizzato la scena diabolica. Straordinario intreccio fra i pezzi d’archivio e il commento, questo libro non smette di ricordare che esso rinvia a una realtà che non è più un passato. Esso resta spezzato da un’assenza.
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